In tempi relativamente recenti, i popoli hanno iniziato a fare uso di strumenti utili allo scambio di beni. Prima delle monete, gli scambi avvenivano con il baratto o con strumenti differenti, tra cui, ad esempio, conchiglie ed altri oggetti di valore, come oro e pietre preziose.

La moneta come strumento di scambio di beni fu introdotta per la prima volta nel 620 a.C. in Lidia, l’attuale Turchia. Pressoché contemporaneamente l’uso delle monete fu introdotto anche in Cina ed India, e poi adottato da altri popoli, diffondendosi sulle coste del Mar Egeo fino a giungere nell’antica Grecia.

Monete greche antiche

Coniate a martello, le antiche monete greche sono note per la loro valenza estetica, con immagini artistiche in rilievo raffiguranti Atena con l’elmo, la civetta ed altre rappresentazioni. La produzione delle monete greche subì profondi cambiamenti nel corso dei secoli ed è possibile distinguere tre differenti tipologie, ossia le monete appartenenti al periodo arcaico, caratterizzate da una lavorazione piuttosto grezza, al periodo classico ed ellenico, decisamente più sofisticate.

Nel periodo arcaico le monete greche erano prodotte in oro o argento e presentavano una forma a goccia. Erano tendenzialmente prive di finiture e, talvolta, presentavano un simbolo raffigurante la città produttrice.

Nel periodo classico, le monete greche, prodotte in metallo nobile, raggiunsero l’apice dello splendore estetico, rappresentando da un lato il simbolo della città di appartenenza e sul retro l’effige di una divinità protettrice, un eroe leggendario o la raffigurazione di alcuni animali come, ad esempio, la civetta. La forma delle monete iniziava ad essere tondeggiante.

Nel periodo ellenistico, approssimativamente intorno al 510 a.C., la città di Atene produsse una nuova moneta che prese il nome di tetradramma, del valore di quattro dracme. Tra le monete greche emesse in questo periodo, le più grandi furono quelle in oro prodotte dal 171 al 145 a.C. da Eucratide, uno dei più importanti sovrani del Regno greco-battriano, mentre quelle in argento di diametro maggiore furono coniate intorno al 90 a.C., raffiguranti il re indo-greco Aminta Nicatore. Le monete prodotte in questo periodo presentavano spesso i ritratti dei re regnanti, raffigurati di profilo. Sul rovescio della moneta, invece,  veniva impresso lo stemma di distinzione dello stato.

Monete imperiali romane

Collezionate da secoli in tutto il mondo, le antiche monete dell’impero romano costituiscono la massima espressione della numismatica classica. La numismatica consiste nello studio delle monete e della loro storia, e sono molti gli appassionati disposti ad arrivare a pagare svariate migliaia di euro per pezzi unici e monete rare da aggiungere alla propria collezione.

Le monete romane cominciarono ad essere prodotte nella seconda fase della Repubblica. Agli inizi della storia di Roma, in alternativa al baratto, il mezzo di scambio più comunemente utilizzato nel commercio era il metallo valutato a peso.

Le monete imperiali romane mostrano un’interessante successione di ritratti di imperatori ed eroi, effigiati in oro, argento e bronzo, tra cui spicca Giulio Cesare, considerato a buon diritto uno dei personaggi più influenti della storia, passando per Ottaviano Augusto, il primo imperatore romano, conquistatore dell’Egitto. Abbiamo poi Nerone, imperatore pieno di contraddizioni, despota megalomane e crudele ma, al contempo, apprezzato dal popolo per la riforma monetaria che si rivelò essere vantaggiosa per i più poveri, Adriano, Costantino e Teodosio.

Monete rare italiane

La Lira italiana ha lasciato alcuni esemplari di monete rare italiane dei nostri tempi, che gli appassionati di numismatica sarebbero disposti a pagare cifre molto elevate. Gli esemplari più pregiati sono quelli in Fdc, ossia fior di conio, vale a dire monete che non presentano segni. Graffi, solchi e segni dell’usura possono, infatti, far calare di molto il valore di una moneta per gli appassionati del genere.

È questo il caso delle 100 lire italiane che riportano la data del 1955 e le 50 lire del 1958. Delle prime ne furono emesse oltre 8 milioni, e non sono, pertanto, particolarmente rare, ma gli esemplari in fior di conio possono valere anche un migliaio di euro. Le monete da 50 lire coniate nel 1958 sono molto più rare, Benché ne furono prodotti e diffusi 825.000 esemplari. Una moneta da 50 lire del 1958 può valere 2.000 € se in perfetto stato di conservazione.

Le 10 lire dell’anno 1954, coniate in quasi cento milioni di esemplari, hanno un valore di 70 € ciascuna, in perfetto stato di conservazione, mentre le 5 lire del 1956 sono le più rare, poiché ne furono messi in circolazione dalla Zecca solo 400.000 esemplari, e, per questo, hanno un grande valore.

Ancle alcune tipologie di monete recenti in euro possono essere molto rare, scopri quali sono le Monete Euro Rare.

Come riconoscere le monete antiche e rare

Per determinare il valore di una moneta non basta considerare l’anno di emissione. Ci sono monete emesse in gran quantità ed altre coniate per sopperire alle carenze della precedente tiratura che, pur essendo state prodotte nel medesimo anno, sono più pregiate proprio perché più rare. Due monete che riportano l’incisione dello stesso anno non necessariamente hanno lo stesso valore.

A fini collezionistici, il suggerimento è quello di aver cura dello stato di conservazione delle monete, che rappresenta uno dei principali elementi distintivi. C’è una bella differenza, infatti, tra le monete che hanno circolato e quelle in fior di conio. Come accennato, graffi, solchi ed ammaccature della corona possono compromettere significativamente il valore della moneta.

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